SPERANZA VIVA E MISSIONARIA: IL DONO DI PENTECOSTE

07.06.2025

SOLENNITÀ DI PENTECOSTE - anno C

DOMENICA 08 GIUGNO 2025

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa. Gv 14,15-16.23b-26


Così come vi è una stretta correlazione tra la Pasqua e l'ascensione di Gesù al Cielo, esiste anche un intreccio indissolubile tra il mistero pasquale e la Pentecoste. Entrambi hanno radici antiche e profonde nella spiritualità veterotestamentaria. La Pasqua veniva celebrata solennemente per ricordare la liberazione del Popolo ebraico dalla schiavitù egizia, mentre la Pentecoste commemorava il dono delle Dieci Parole, o Dieci Comandamenti, conferiti al Popolo da Dio tramite Mosè.

Nel Nuovo Testamento, queste due festività vengono rilette in una prospettiva ben diversa, sia nella realtà sia nei contenuti. La Pasqua rappresenta la liberazione definitiva che Dio opera attraverso il Suo Figlio, liberandoci dal potere delle tenebre, del male e della morte. La Pentecoste, quindi, ne è il frutto. Lo Spirito, elargito in una modalità così dirompente, è lo Spirito che il Risorto dona alla comunità dei discepoli, conferendo un unico comando che racchiude tutti e dieci: l'amore.

È infatti l'amore per la Parola di Cristo e del Padre a garantire una perpetua effusione del Paraclito in noi e, nel contempo, l'inabitazione della vita trinitaria nel nostro cuore. Come afferma il catechisma della Chiesa Cattolica, "l'amore è la legge fondamentale del cristiano" (CCC 1972). Parola e comandamenti, nel linguaggio giovanneo, sono equivalenti; ma alla base deve esserci l'amore per Cristo. L'amore per Lui, infatti, insieme al sostegno dello Spirito Santo, ci rende capaci di vivere, nella quotidianità, il messaggio gioioso del Vangelo. Le Dieci Parole devono essere accolte non come precetti da osservare in un contesto moralistico pesante e asfissiante, ma come orientamenti e sentieri di una vita nuova e buona, una vita vissuta in pienezza.

I comandamenti, o la Parola, non sono coercitivi né repressivi, ma rappresentano un progetto di salvezza integrale per l'umanità, per la Chiesa e per ogni credente. Sono la "password" necessaria affinché il nostro unico e solo Dio, Uno e Trino, possa aprire il link del nostro cuore, prendendo stabile dimora in noi. Come affermato da Karl Rahner, "l'uomo è inquieto finché non trova Dio", e questa ricerca continua è alimentata dalla presenza vivificante dello Spirito Santo nella nostra vita.

Lo Spirito ci aiuterà a comprendere il mistero di Cristo in virtù della Sua missione didattica, che non deve essere confusa con una mera dimensione scolastica. Lo Spirito insegna non da cattedre universitarie, ma dalle profondità del cuore umano. Egli è il nostro Maestro interiore. Parlare dello Spirito Santo, della Sua Persona, del Suo rapporto con il Padre e il Figlio, nonché della Sua missione nella Chiesa, nei cristiani e nel mondo, è un'opera molto ardua. Non perché manchino testi biblici o vi sia una carenza in campo magisteriale o teologico, ma perché lo Spirito è il "grande Sconosciuto" (San Paolo VI), Colui che agisce nell'intimo, in modo invisibile ma reale, potente ma discreto.

Per comprenderLo davvero, dobbiamo osservare la Sua opera: come agisce nei cuori, quali frutti genera nella comunità e quali mozioni e ispirazioni suscita. Lo Spirito non è un'idea, ma una Persona viva, Signore e datore di vita. Come afferma san Basilio Magno: «Lo Spirito Santo è luce dell'intelligenza, splendore delle anime, che dona grazia e santificazione». Credere nello Spirito Santo non è solo un atto formale del Credo, ma un'esperienza concreta che implica vigilanza, discernimento e apertura alla novità di Dio.

Nel Vangelo di oggi, Gesù ci assicura: «Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Lo Spirito è quindi il Maestro interiore, che illumina, guida e rafforza il discepolo. Come insegna san Cirillo di Gerusalemme: «Come la luce del sole colpisce insieme l'occhio di chi vede e lo riscalda, così lo Spirito penetra chi lo riceve e ne trasforma l'anima e la mente». Tuttavia, solo un cuore purificato può riconoscere e accogliere questo soffio divino. Inoltre, lo Spirito desidera guidare i credenti nella misura in cui si lasciano condurre da Lui, concedendo il dono della figliolanza divina, grazie al quale possiamo liberamente gridare a Dio chiamandolo "Abbà - Padre".

Chi è ancora immerso nelle logiche mondane, chi è dominato dalle proprie paure o chiuso nei propri schemi, difficilmente saprà vedere l'azione dello Spirito. Rischia, allora, di rifugiarsi dietro forme religiose vuote o, peggio ancora, di negarne l'opera. Lo Spirito è novità perenne, è fuoco che purifica, è vento che muove e spinge. «Il vento soffia dove vuole» (Gv 3,8): nessuno può imprigionarlo né predeterminarlo.

Nel Cenacolo, i discepoli sono trasformati dal dono dello Spirito. Da timorosi e rinchiusi, diventano ardenti e liberi, capaci di testimoniare con franchezza il Vangelo. «Apparvero loro lingue come di fuoco… e furono tutti pieni di Spirito Santo» (At 2,3-4). È la nascita della Chiesa missionaria, in uscita. Non sono più quelli di prima: ora sono membra vive del Corpo di Cristo, strumenti di perdono e di pace, testimoni coraggiosi nel mondo.

Lo Spirito ci aiuterà a comprendere il mistero di Cristo in virtù della Sua missione didattica, che non deve essere confusa con una mera dimensione scolastica. Lo Spirito insegna non da cattedre universitarie, ma dalle profondità del cuore umano. Egli è il nostro Maestro interiore. Parlare dello Spirito Santo, della Sua Persona, del Suo rapporto con il Padre e il Figlio, nonché della Sua missione nella Chiesa, nei cristiani e nel mondo, è un'opera molto ardua. Non perché manchino testi biblici o vi sia una carenza in campo magisteriale o teologico, ma perché lo Spirito è il "grande Sconosciuto" (San Paolo VI), Colui che agisce nell'intimo, in modo invisibile ma reale, potente ma discreto.

Per comprenderLo davvero, dobbiamo osservare la Sua opera: come agisce nei cuori, quali frutti genera nella comunità e quali mozioni e ispirazioni suscita. Lo Spirito non è un'idea, ma una Persona viva, Signore e datore di vita. Come afferma san Basilio Magno: «Lo Spirito Santo è luce dell'intelligenza, splendore delle anime, che dona grazia e santificazione». Credere nello Spirito Santo non è solo un atto formale del Credo, ma un'esperienza concreta che implica vigilanza, discernimento e apertura alla novità di Dio.

Nel Vangelo di oggi, Gesù ci assicura: «Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Lo Spirito è quindi il Maestro interiore, che illumina, guida e rafforza il discepolo. Come insegna san Cirillo di Gerusalemme: «Come la luce del sole colpisce insieme l'occhio di chi vede e lo riscalda, così lo Spirito penetra chi lo riceve e ne trasforma l'anima e la mente». Tuttavia, solo un cuore purificato può riconoscere e accogliere questo soffio divino. Inoltre, lo Spirito desidera guidare i credenti nella misura in cui si lasciano condurre da Lui, concedendo il dono della figliolanza divina, grazie al quale possiamo liberamente gridare a Dio chiamandolo "Abbà - Padre".

In un mondo dominato da frenesia, divisioni e paure, chi è immerso nelle logiche mondane difficilmente saprà vedere l'azione dello Spirito. Rischia di rifugiarsi dietro forme religiose vuote o, peggio, di negarne l'opera. Lo Spirito è novità perenne, fuoco che purifica, vento che muove e spinge. «Il vento soffia dove vuole» (Gv 3,8): nessuno può imprigionarlo né predeterminarlo.

Mi scuso per non aver incluso la preghiera alla Vergine Maria. Ecco come potresti integrare una preghiera alla Madonna alla fine della tua meditazione, mantenendo le riflessioni precedenti. Puoi inserire la preghiera a piacere, magari come conclusione o come invocazione all'inizio della parte finale.

Nel Cenacolo, i discepoli sono trasformati dal dono dello Spirito. Da timorosi e rinchiusi, diventano ardenti e liberi, capaci di testimoniare con franchezza il Vangelo. «Apparvero loro lingue come di fuoco… e furono tutti pieni di Spirito Santo» (At 2,3-4). È la nascita della Chiesa missionaria, in uscita. In un'epoca in cui siamo chiamati ad affrontare sfide come l'ingiustizia sociale, la crisi ambientale e il dialogo interreligioso, il cammino dei discepoli diventa un esempio per noi. Non siamo più quelli di prima: ora siamo membra vive del Corpo di Cristo, strumenti di perdono e di pace, testimoni coraggiosi nel mondo.

Dobbiamo essere aperti alla chiamata dello Spirito, che ci invita a uscire dalle nostre comodità e a essere testimoni di amore e giustizia nel nostro contesto odierno. Siamo chiamati a portare la luce dello Spirito Santo a tutti coloro che vivono in oscurità o che si sentono emarginati dalla società. La missione della Chiesa oggi richiede non solo di annunciare il Vangelo, ma anche di incarnarlo, vivendo con autenticità ed empatia, rispondendo alle esigenze concrete delle persone che ci circondano. Solo così potremo realmente essere gli strumenti di Dio in un mondo bisognoso di speranza.

O Maria, Madre dello Spirito Santo, ti invochiamo affinché ci interceda presso il tuo Figlio affinché possiamo aprire i nostri cuori all'azione vivificante del Paraclito. Guidaci verso una maggiore consapevolezza del mistero di Cristo nella nostra vita, e aiutaci a testimoniare con coraggio e amore il Vangelo nel nostro tempo. Con la tua dolce presenza, sostenici nel nostro cammino e rendici strumenti di pace e di giustizia nel mondo. Che possiamo sempre seguire le orme del tuo Figlio e essere guidati dalla luce del tuo amore. Amen.

don Nicola De Luca