SUSSULTI DI GIOIA
DOMENICA 22 DICEMBRE 2024
IV DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Lc 1,39-45
La Parola di questa IV domenica di Avvento ci regala un messaggio di speranza inaudito. Il profeta Michea, con la sua visione profetica, annuncia e attende da lontano la nascita del Messia, Colui che tiene nelle sue mani le chiavi della storia, sia universale che personale. Come tutti i profeti, Michea ha il dono di vedere oltre, lontano, grazie all'ispirazione dello Spirito Santo.
Gli occhi sanno guardare,
ma non sono sufficienti per vedere.
Plinio scriveva che si vede con la mente
e non con l'occhio,
mentre Saint-Exupéry affermava
che si vede bene solo con il cuore:
guardare è facile, vedere è un'arte! (Enzo Bianchi)
Nessun potere, ideologia o pensiero unico potrà mai sopraffare la meravigliosa forza d'amore e di salvezza del Cristo che sta per venire. Tutto l'universo e l'umanità intera appartengono all'Unto del Signore. Egli guiderà il suo popolo con la forza dello Spirito. Nei nostri giorni, così cupi e carichi di incertezze, in un contesto che sembra un punto di non ritorno, la profezia di Michea ci incoraggia e ci sprona a riporre fiducia in un futuro illuminato dalla volontà di Dio, attraverso Cristo. Egli stesso sarà la nostra pace, e la cooperazione degli uomini alla sua volontà darà vita a un mondo rinnovato. Come Egli si presentò al Padre come offerta viva, abolendo sacrifici e olocausti, così il suo sacrificio ci santifica.
Anche il brano del Vangelo ci apre il cuore a una gioia immensa e inattesa. Se il profeta Michea vede da lontano la speranza nella Vergine Maria, essa diventa una presenza viva, attuale e incarnata, che non può essere custodita gelosamente, ma deve essere condivisa. In questo caso specifico, con un'altra donna benedetta da Dio: la cugina Elisabetta, che da sterile diventa feconda. Il saluto di Maria fa danzare il bambino nel grembo di Elisabetta, per merito della grazia di cui Maria è piena e al Verbo che vive in lei. È un incontro di gioia, festa, lode e esultanza. È la danza della speranza che si riattiva tra queste due donne, autentiche cooperatrici nella storia della salvezza.
O Maria i nostri giorni sono tristi e incerti. Sembra che il mondo abbia completamente perso non solo il senso del divino, ma anche quello dell'umano. Ti chiediamo di avere nuovamente quella fretta evangelica e ti porgerci il tuo saluto di grazia, affinché si effonda nei cuori, nelle famiglie e nelle nazioni lo Spirito di pace che tuo Figlio è venuto a portare.
don Nicola De Luca