PAROLA DI SPERANZA

08.02.2025

DOMENICA 09 FEBBRAIO 2025

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

Lasciarono tutto e lo seguirono. Lc 5,1-11


Questo racconto di vocazione dei primi discepoli è costruito attorno a quattro piccole scene, ognuna delle quali svela un aspetto significativo dell'incontro tra Gesù e Simon Pietro.

Nella prima scena, i protagonisti principali sono presentati: da un lato, Gesù, che annuncia il regno del Padre suo; dall'altro, un gruppo di pescatori, affannati e scoraggiati per le difficoltà del loro lavoro. La figura di Gesù come annunciatore del regno risuona con le parole di Karl Barth, che affermava: "Dove c'è la Parola di Dio, ci sono nuove possibilità di vita". Qui, la predicazione di Gesù rappresenta proprio questa nuova possibilità, un'alternativa alla vita nel dolore e nella desolazione.

Nella seconda scena, i due gruppi si incontrano: Gesù si rivolge alla barca di Simone, spinto dalla folla che gli fa ressa. È significativo notare come Simone faccia parte di quel gruppo di uomini infelici e amareggiati. Si stabilisce un incontro profondo, una relazione iniziale tra il Maestro e il discepolo. Il termine "Maestro" (epistatès), un vocabolo ricorrente solo nel Vangelo di Luca e utilizzato esclusivamente dai discepoli, attesta l'autorità di Gesù, non solo come insegnante, ma come colui che assume una diretta responsabilità nei confronti dei suoi discepoli, come sottolineato da Henri Nouwen: "La vita dei discepoli è modellata dall'incontro con il Maestro".

La terza scena orienta verso l'intimità che cresce tra i due protagonisti. Con la potenza della sua parola creatrice e rinnovatrice, Gesù impone il rischio di perseverare nella speranza, anche in un lavoro apparentemente sterile e gravoso. Pietro, pur esprimendo le sue riserve riguardo all'infruttuosità della pesca notturna, decide di riporre fiducia in una parola che si discosta dalle altre. Questa scelta di fede sorprende e trascende le aspettative del gruppo di "disperati". Come scrive Martin Buber: "La vera vocazione è un dialogo tra il chiamante e il chiamato, un incontro vitale che trascende le parole". L'incontro di Pietro con Gesù incarna esattamente questa dinamica.

La quarta scena è la più incisiva ed emblematica, centrata sui verbi classici della vocazione: "lasciare e seguire". Luca mette in risalto la radicalità della sequela di Cristo. Pietro, spaventato e meravigliato, si prostra ai piedi di Gesù e lo implora di allontanarsi, riconoscendo la propria condizione di peccatore. Questo gesto di abbandono ricorda la testimonianza di sant'Agostino, che diceva: "Tu ci hai creati per Te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te". Come il lebbroso che attende la purificazione da Cristo, così anche Pietro deve lasciarsi plasmare e curare dal Signore. Deve accogliere quella parola che ha già operato un miracolo nella pesca abbondante e che ora ha il potere di trasformarlo da peccatore a discepolo fiducioso, riconoscendo e accogliendo così la potenza di Dio.

In sintesi, questo racconto non è solo l'inizio della chiamata di Pietro, ma una manifestazione del potere trasformativo di Cristo, che continua a risuonare nelle vite dei discepoli moderni, ricordandoci che ogni incontro con Gesù ha il potenziale di cambiare radicalmente la direzione delle nostre esistenze. Come quelle del profeta Isaia (uomo dalle labbra impure) e l'apostolo Paolo (l'aborto).

Il vecchio Simone, pescatore, ora non esiste più; da questo momento in poi emergerà il Pietro, ... un nuovo Pietro che avrà il compito di catturare uomini nella rete del Regno di Dio. San Giovanni Paolo II, nella sua lettera apostolica "Novo Millennio Ineunte", scriveva: "All'inizio del nuovo millennio, mentre si chiude il Grande Giubileo in cui abbiamo celebrato i duemila anni dalla nascita di Gesù, un nuovo tratto di cammino si apre per la Chiesa. Riecheggiano nel nostro cuore le parole con cui un giorno Gesù, dopo aver parlato alle folle dalla barca di Simone, invitò l'Apostolo a «prendere il largo» per la pesca: «Duc in altum» (Lc 5,4). Pietro e i primi compagni si fidarono della parola di Cristo e gettarono le reti. «E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci» (Lc 5,6)". Questa esortazione, "Duc in altum", ci invita a riflettere profondamente sulla nostra chiamata e sul nostro cammino di fede. Il richiamo di "prendere il largo" non è solo un invito a un'azione fisica, ma una chiamata a superare le nostre paure e incertezze. Come sottolinea il teologo David Bosch, "la missione è radicata nella presenza di Cristo che ci invita a rischiare, a non avere paura di lanciarci nell'ignoto". La parola di Gesù risuona ancora oggi, invitandoci a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente e ad aprirci con fiducia al futuro. "Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!" (Eb 13,8) è una verità che ci stabilizza e ci sprona a continuare la nostra ricerca di significato e scopo.

Vergine Maria,

quando ci sentiamo soli e privi di fiducia; quando guardiamo al nostro passato con rimpianto e il presente ci appare insoddisfacente, spesso segnato da risultati infruttuosi, e nel nostro futuro non intravediamo alcuna luce, ti chiediamo di venire a prendere per mano, di accarezzarci come solo una madre sa fare. In momenti di vulnerabilità, è fondamentale ricordare le parole di Santa Teresa di Lisieux: "La fiducia è la somma di tutti i doni di Dio, un dono così grande che in cambio di lui, non chiede niente". Convincici a riporre tutta la nostra speranza nella parola di tuo Figlio, Gesù, affinché, con il tuo aiuto, possiamo anche noi diventare pescatori di uomini, capaci di guidare altri verso la luce e l'amore di Dio.

Attraverso la tua intercessione, possa ogni nostra azione riflettere la luce di Cristo, conducendo alla trasformazione non solo delle nostre vite, ma delle persone con cui entriamo in contatto. Come ricorda il teologo Hans Urs von Balthasar, "l'amore è il destino di ogni uomo", e la nostra missione è manifestare quell'amore nel mondo, rendendoci strumenti di pace e di giustizia.