OLTRE LA NOTTE, LA LUCE: LA SPERANZA PASQUALE
DOMENICA 20 APRILE 2025
DOMENICA DI PASQUA «RISURREZIONE DEL SIGNORE»
Egli doveva risuscitare dai morti. Gv 20,1-9
"La certezza e la gioia della Risurrezione di Gesù vanno ben oltre ogni irragionevole illusione. Si librano alte e serene al di sopra di ogni sfiancante delusione…"
Oggi non celebriamo un mito, un'idea o una favola consolatoria. Celebriamo un fatto. Un evento reale. Un'esplosione di vita nel cuore della morte. Gesù Cristo è risorto! Il sepolcro è vuoto. E questa realtà cambia tutto. San Paolo lo dice con chiarezza: "Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede" (1Cor 15,17). Ma Cristo è risorto! E per questo possiamo vivere nella speranza, nonostante le fatiche, le prove, le cadute e i dubbi. La sua luce, apparsa alle donne al sepolcro quando ancora era buio (Gv 20,1), è la stessa luce che oggi squarcia le nostre notti interiori.
Sant'Atanasio affermava: "Dio si è fatto uomo perché l'uomo diventasse Dio". La risurrezione è il compimento di questo disegno: l'uomo è strappato alla morte e alla menzogna e riammesso alla comunione con il Padre. Nella Pasqua non celebriamo solo la vittoria di Gesù sulla morte, ma anche il nostro destino di vita nuova in Lui. San Giovanni Paolo II scriveva: "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!" (Omelia di inizio pontificato). La Risurrezione è la grande apertura delle porte: della pietra del sepolcro, dei cuori chiusi, dei mondi rassegnati. Cristo Risorto non entra con violenza: si manifesta a chi Lo cerca, a chi piange, a chi ama.
La Maddalena Lo riconosce solo quando Egli pronuncia il suo nome: "Maria!" (Gv 20,16). Come lei, anche noi siamo chiamati per nome, con infinita tenerezza. E a ciascuno il Risorto affida una missione: "Va' dai miei fratelli" (Gv 20,17). Chi incontra il Risorto non può più tacere. Il Risorto porta i segni della croce. Non è un trionfatore che cancella il dolore, ma Colui che lo trasfigura. Scrive Hans Urs von Balthasar: "Nella Risurrezione, le piaghe del Crocifisso diventano segni gloriosi: testimonianza eterna dell'amore che salva".
Papa Francesco ci richiama a una fede concreta, pasquale, che si fa testimonianza nella vita: "La Risurrezione non è solo una consolazione spirituale, ma una chiamata a uscire da noi stessi, a lasciarci rinnovare dalla forza dello Spirito" (Omelia di Pasqua 2020). Oggi più che mai, in un mondo ferito da guerre, ingiustizie, solitudini e paure, la luce del Risorto è necessaria. È la luce che non acceca, ma rischiara. È la verità che non condanna, ma libera. È la vita che non passa, ma si dona. "Quella luce potente che ha irradiato, di primo mattino, le ombre del sepolcro, ora esplode su ogni paura e tristezza, inganno e menzogna, lasciando cadere le maschere dell'ipocrisia e della mistificazione."
Fratello, sorella, a te che leggi queste povere righe, la Pasqua non è un evento del passato, ma il presente di Dio nel nostro oggi. È una voce che ci chiama ad alzare lo sguardo, a non lasciarci vincere dalla rassegnazione. È una forza che ci invita ad amare fino in fondo. Coraggio dunque, lasciamoci travolgere, stravolgere e coinvolgere da tale straordinaria potenza d'amore.
Amico, amica,
oggi Cristo ti dice: "Non temere. Io sono il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre" (Ap 1,17-18). Accogli questa certezza: il Risorto cammina con te. Lui è la tua pace, la tua speranza, la tua gioia.
Alleluia!
Pasqua è l'invito a lasciarci portare "oltre" da Cristo. A non restare prigionieri del sepolcro, delle nostre chiusure interiori, delle paure che ci frenano. Oggi, la voce del Risorto ci chiama a una Pasqua vera, vissuta, concreta.
oltre ogni muro che separa, per costruire ponti di pace.
oltre le menzogne che distorcono la verità,
oltre l'odio che divide e la violenza che lacera,
oltre l'egoismo e l'indifferenza che ci isolano,
oltre il peccato che ci trattiene,
E oggi, in Lui, anche noi siamo chiamati a passare oltre: Cristo non ha semplicemente vinto la morte: l'ha oltrepassata, l'ha ingoiata nel fiume esondante della misericordia del Padre. È andato oltre ogni limite umano, oltre la tomba, oltre il buio, per aprirci un varco. Pasqua: dal greco páscha, e prima ancora dall'aramaico pasah, che significa "passare oltre".
Pasqua è la festa della speranza affidabile. La speranza cristiana non è un ingenuo ottimismo né una fuga dalla realtà. È ancorata a un fatto storico: Cristo è risorto! È la "speranza affidabile" di cui parlava Benedetto XVI: non un'idea astratta, ma una Persona viva che ha attraversato la morte e ci precede nella vita. San Pietro ci ricorda che Dio "ci ha rigenerati per una speranza viva, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (1Pt 1,3). La speranza cristiana nasce dal sepolcro vuoto. Non si basa su sogni o illusioni, ma su una Presenza che ha vinto il peccato e la morte. Per questo Pasqua ci dice: anche quando tutto sembra crollare, Dio sta già operando. La vita nuova è già all'opera.
Maria di Magdala ci mostra il volto di questa speranza: va al sepolcro piangendo, ma incontra il Vivente. La speranza pasquale nasce nel dolore, ma non si ferma al pianto. Gesù la chiama per nome: "Maria!" (Gv 20,16), e trasforma il suo lutto in annuncio. Così è per noi: la speranza del Risorto ci chiama per nome, dentro le nostre croci, e ci dice: "Non temere. Io sono il Vivente" (Ap 1,18). Oggi il mondo sembra spesso più disposto a credere nella fine che in un nuovo inizio. Eppure, la Risurrezione annuncia che la vita ha l'ultima parola. Papa Francesco afferma con forza: "Cristo è la nostra speranza e attraverso di Lui il mondo può essere trasformato" (Fratelli tutti, 278).
Pasqua ci affida questa missione: essere testimoni di speranza. Non possiamo più restare chiusi, rassegnati o indifferenti. Siamo chiamati a portare luce dove c'è tenebra, verità dove c'è confusione, amore dove c'è odio. Ecco allora che Pasqua è davvero il grande "passare oltre" verso la speranza che non delude (Rm 5,5). Non perché le ferite spariscano, ma perché sono redente. Non perché non ci siano più tenebre, ma perché la luce del Risorto le ha già vinte.
Vergine Maria, Donna della resurrezione, tu hai avuto il privilegio al termine della tua vita terrena, di essere associata in corpo e anima alla gloria del Figlio tuo morto e risorto per noi. In questi tempi così confusi e caliginosi, di travolgimenti epocali che ci vedono più fragili, accompagnaci quale Madre e Sorella, sulla via della speranza inaugurata dalla Pasqua di Gesù.
don Nicola De Luca