L'ETERNITÀ SI FA STORIA E SPERANZA

04.01.2025

DOMENICA 05 GENNAIO 2025

II DOMENICA DOPO NATALE

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Gv 1, 1-18



DOMENICA 05 GENNAIO 2025

II DOMENICA DOPO NATALE

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Gv 1, 1-18


Ancora una volta, la liturgia della Parola ci propone come testo evangelico la lettura meditata del Prologo del Vangelo di Giovanni, che già avevamo ascoltato nel giorno di Natale. È sempre stata una premura della Chiesa, da un lato, salvaguardare la divinità del Verbo di Dio, ma anche tutelare la sua vera umanità. Infatti, nella storia ecclesiastica vi sono stati innumerevoli errori, che hanno portato tanto all'estremizzazione della prima realtà quanto a un'eccessiva enfatizzazione dell'altra.

Ecco, quindi la necessità di ripresentare il Prologo giovanneo, che non solo ci narra del dinamismo dell'incarnazione di Dio, ma tutela sia la verità sulla divinità di Gesù sia sulla sua vera, concreta e reale umanità, in tutto simile a noi, fuorché nel peccato. L'apostolo, senza ombre sul Cristo da lui conosciuto, amato e vissuto, non lascia i suoi uditori nell'ambiguità e nel dubbio. Il Verbo di Dio, eterno con il Padre e preesistente fin dal principio, diviene nel tempo vera carne, non come un rivestimento, ma come realtà sostanziale al suo essere.

L'Eterno pone radici umane profonde nei solchi oscuri della storia per donarle luce e speranza. Solo un Dio-uomo poteva compiere tale opera.

Anche il libro del Siracide, in modo figurativo e profetico, ci narra, sebbene in modo arcano, di una realtà divina, la sapienza, che si cala nella storia. Come scrive il teologo Henri de Lubac: "La grazia non sopprime la natura, la presuppone e la porta a compimento" (de Lubac, La religione naturale e la grazia). La sapienza stessa fa il proprio elogio:

La sapienza fa il proprio elogio,

in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.

Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca,

dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria:

'Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo

e come nube ho ricoperto la terra.

Io ho posto la mia dimora lassù,

il mio trono era su una colonna di nubi.

(Sir 24, 1-4)

E ancora:

Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,

colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda

e mi disse: 'Fissa la tenda in Giacobbe

e prendi eredità in Israele.'"

(Sir 24, 8)

La bellezza del messaggio del Prologo giovanneo si intreccia pertanto con questa sapienza divina, che si fa strada nella storia umana. È un invito a riconoscere la presenza di Dio nella nostra realtà quotidiana, un soffio di speranza in un mondo che spesso sembra smarrito. Come afferma ancora il teologo Karl Rahner: "La grazia di Dio è presente in ogni istante della vita umana" (Rahner, Fondamenti di teologia cristiana).

In conclusione, questa liturgia ci ricorda l'importanza di contemplare il mistero dell'incarnazione come un evento che abbraccia sia la divinità che l'umanità, rivelando così l'amore incondizionato di Dio per ogni essere umano.

Anche ai nostri giorni assistiamo a varie interpretazioni sulla Persona di Cristo. Si percepisce una tendenza sottile a umanizzarlo eccessivamente e erroneamente: basta considerare alcuni film recentemente proiettati o certe letture "teologiche". Il Papa emerito Benedetto XVI, in un'udienza generale del 22 ottobre 2008, affermava: "Il giudeo-cristianesimo, prima di san Paolo, credeva nella divinità di Gesù. In altre parole, la fede nella divinità di Gesù non è un'invenzione ellenistica, sorta molto dopo la vita terrena di Gesù; è un'invenzione che, dimenticando la sua umanità, lo avrebbe divinizzato. Vediamo infatti che il primo giudeo-cristianesimo credeva nella divinità di Gesù. Anzi, possiamo dire che gli Apostoli stessi, nei grandi momenti della vita del loro Maestro, comprendendo chi Egli fosse, hanno testimoniato: 'Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente'" (Mt 16, 16), come disse san Pietro a Cesarea di Filippi.

Cristo è la sola Via, la sola Verità, la sola Vita, che svela il volto di Dio; Egli ce lo rivela e ce lo comunica affinché possiamo entrare in amicizia con Lui, restando fedeli discepoli di ogni sua parola. In Lui e per Lui siamo divenuti figli. San Paolo era certo di tutto ciò e, per questo, nel suo inno cristologico afferma:

Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni

benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,

per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,

predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo,

secondo il beneplacito della sua volontà.

(Ef 1, 3-6)

O Maria, Madre di Cristo e Madre di Dio,

a noi smarriti e confusi in questo cambiamento epocale,

chiedi a tuo Figlio di venire ancora nelle nostre vite,

adombrate dal dubbio e dallo scetticismo,

affinché Egli, come luce, possa diradare tutto.

Il nostro desiderio è di vivere realmente come suoi figli,

come mirabilmente hai fatto tu:

Figlia del tuo Figlio.


In questo contesto, è utile ricordare quanto sostenuto dal teologo Hans Urs von Balthasar, che scrive: "La vera umanità di Cristo non è mai separata dalla sua divinità; in Lui, Dio e uomo sono perfettamente uniti" (La gloria e la croce). Questo ci invita a riconoscere e a celebrare l'unità di queste due nature, essenziali per comprendere pienamente il mistero di Cristo.


don Nicola De Luca