LA SPERANZA CHE NASCE DALL’ASCOLTO E DALL’ASCOLTO NASCE IL SERVIZIO

DOMENICA 20 LUGLIO 2025
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore. Lc 10,38-42
Tutta la Scrittura fa riferimento alla dimensione dell'ospitalità non tanto come atto formale o di galateo, ma come un vero e proprio atto sacro. Pur non rientrando nei Dieci Comandamenti, l'ospitalità è spesso ordinata da Dio affinché il suo popolo, Israele, e ogni pio israelita la pratichino, e ciò vale tanto più nel Nuovo Testamento. Non ci si deve limitare a accogliere i fratelli e le sorelle che condividono l'unica fede, ma si deve piuttosto vivere questa dimensione in una prospettiva universale e cosmica, priva di confini e barriere. L'accoglienza verso lo straniero e il diverso è una questione teologica, prima ancora di essere antropologica. Anzi, nei Vangeli, l'accoglienza assume tratti cristologici, poiché "tutto ciò che avete fatto a uno di questi miei minimi, l'avete fatto a me" (Matteo 25,40).
La prima lettura di oggi, tratta dal libro della Genesi, ci offre indicazioni precise su quanto fosse antica e benedetta questa tradizione. Abramo accoglie presso le Querce di Mamre, nell'ora più calda della giornata, tre personaggi misteriosi, viandanti nel deserto, che si avvicinano a lui. Anche lo stile somatico di Abramo è molto indicativo dell'importanza dell'accoglienza: si prostra dinanzi a loro. Sappiamo che il gesto della prostrazione è un segno di adorazione riservato esclusivamente a Dio. Quindi, nel prossimo che avanza e viene a noi, possiamo riconoscere il Signore stesso che ci viene incontro. Abramo accoglie, offre refrigerio e ascolta con fede un messaggio sorprendente che i tre uomini gli recano: "Tra un anno esatto tua moglie Sara partorirà un bambino" (Genesi 18,10). L'ascolto di Abramo appare propedeutico all'accoglienza della novità di Dio, evidenziando come la vera ospitalità non si limiti a gesti esteriori, ma richieda una predisposizione del cuore ad accogliere e comprendere l'azione divina.
Come afferma il teologo contemporaneo Henri Nouwen: "L'ospitalità è il gesto di aprire i propri cuori e le proprie case, non solo per ricevere gli amici, ma anche i nemici e gli estranei" (Henri Nouwen, Il ritorno del Figlio Prodigo). Questo approccio riflette un impegno autentico a vivere la nostra fede attraverso l'ospitalità radicale, che è un riflesso dell'amore di Cristo per tutti noi. Tuttavia dobbiamo prestare attenzione ad un aspetto propedeutico, essenziale e necessario prima di imbarcarci o sobbarcarci di servizi, attività e ministeri affinchè ogni opera , anche la più santa, da noi compiuta venga svuotata del suo intrinseco significato cristologico e svuotato dalla sostanziale efficacia soteriologica.
Oggi uno dei rischi più insidiosi che attraversano la vita del discepolo è quello di farsi assorbire dall'attivismo, anche generoso e benintenzionato, dimenticando però il "primato dell'ascolto". L'episodio evangelico di Marta e Maria ci invita a ripensare profondamente il nostro rapporto con la Parola, e ci ricorda che la speranza cristiana non nasce da ciò che facciamo, ma da Chi ascoltiamo. Ecco perché san Paolo, come oggi, parlando del suo ministero ribadisce una verità perenne e ineludibile. Siamo chiamati anzitutto a portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni (cf. Col 1, 24-28)
Anche Marta accoglie, ospita e serve Gesù, anche se affannandosi e agitandosi. Gesù non condanna il servizio di Marta, ma la sua inquietudine: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose». Il vero problema non è l'agire, ma l'agire senza radici, senza nutrimento, senza silenzio. Maria invece "ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta": seduta ai piedi del Maestro, lascia che la Parola la plasmi. È in questo ascolto che nasce la speranza vera, quella che non delude (cf. Rm 5,5), perché fondata non sulle proprie forze, ma sulla fedeltà di Dio. Origene afferma: «Se Gesù è entrato nella tua casa, fa' come Maria: siedi ai suoi piedi, ascolta la sua parola, e lascia che essa diventi in te principio di vita eterna». Non basta che Gesù "entri" nella nostra vita: occorre accoglierlo con un cuore disponibile, non agitato, non frenetico, ma desideroso di lasciarsi trasformare.
La vita cristiana, infatti, è prima di tutto ascolto del cuore e risposta alle domande che il Signore pone alla nostra vita. Come asseriva Benedetto XVI: «All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Deus caritas est, 1).
L'ascolto autentico genera visione, e la visione genera missione. Marta serve, ma Maria spera. E quella speranza, fatta di fiducia, abbandono e ascolto, diventa sorgente di ogni azione autentica.
San Basilio scriveva: «Chi desidera parlare di Dio, deve prima ascoltarlo. Solo così le sue parole saranno specchio della Verità, e non eco del proprio io». L'ascolto precede, plasma e fonda il servizio.
Il Salmo 126 lo afferma con forza poetica.
«Se il Signore non costruisce la casa,
invano si affaticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia la sentinella.» (Sal 126,1)
Hans Urs von Balthasar ci aiuta a leggere questo episodio con uno sguardo teologico profondo: «Maria non è inattiva, ma totalmente aperta all'iniziativa di Dio. In lei si compie ciò che è essenziale per ogni discepolo: lasciarsi raggiungere e trasformare dal Verbo». In una società dove l'efficienza sembra tutto, il Vangelo ci provoca: ciò che conta non è "quanto fai", ma "chi ascolti". Il tempo dato a Dio non è tempo perduto, ma seminato. Solo da un cuore disarmato e abitato dalla Parola può scaturire un'opera feconda.
Papa Francesco ci ricordava: «Non siamo funzionari del sacro, ma discepoli innamorati. E il discepolo è colui che prima di tutto ascolta, si lascia interpellare, correggere, confortare dalla voce del Maestro» (Omelia, 2 febbraio 2020). L'ascolto è dunque grembo della speranza. Ogni volta che ci sediamo, come Maria, ai piedi del Signore, nasce in noi la certezza che nulla è perduto, che Dio è fedele, che anche quando tutto appare sterile, la Parola sta operando.
Concludiamo con una preghiera alla Vergine Maria, prima discepola e donna dell'ascolto:
V
ergine Maria, Donna in ascolto e Donna di azione ,
tu sei il modello più eccelso dell'ascolto del tuo Figlio Gesù.
Hai accolto con stupore e fede l'annuncio dell'Angelo,
e nel tuo grembo il Verbo si è fatto carne.
Hai generato la Parola per offrirla
a tutta l'umanità assetata di salvezza.
Portaci alla tua scuola, o Madre,
e rendici veri figli dell'ascolto,
perché possiamo servire Cristo nel mondo
secondo il suo amore e la sua volontà.
Saremo veri servitori dell'uomo nella misura in cui l'ascolto della Parola di Cristo diverrà priorità assoluta in un silenzio adorante.
don Nicola De Luca
