LA SPERANZA CHE NASCE DAL PERDONO

05.04.2025

DOMENICA 06 APRILE 2025

V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C

Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. Gv 8,1-11




DOMENICA 06 APRILE 2025

V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C

Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. Gv 8,1-11

Oggi basta sfogliare semplicemente un giornale, dare uno sguardo su internet o guardare un qualsivoglia programma televisivo per assistere allo spettacolo raccapricciante di condanne e giudizi senza ritegno, spesso anche oltraggiosi e calunniosi. E senza andare così lontano, anche nelle nostre piccole o grandi comunità, ogni malcapitato che abbia commesso, con o senza piena avvertenza, un errore, è destinato alla gogna pubblica o al linciaggio plateale. Si innesca un meccanismo di giustizialismo generale che fa dei giudicanti dei puri, santi e retti di cuore, e di coloro che errano una massa di persone destinate all'infamia, nel tempo e per l'eternità. Questo atteggiamento lo troviamo in ogni ambito e settore del vivere quotidiano: internazionale, nazionale, regionale, provinciale, locale, politico, amministrativo, sociale e persino ecclesiale; lì dove la misericordia dovrebbe essere di casa.

Ebbene, il brano evangelico in questione rivoluziona questo modus operandi e cogitandi. Ci fa comprendere realmente quanto i pensieri di Dio distano dai pensieri dell'uomo e quanto le sue vie sovrastino le nostre vie. Ogni movimento di Dio non parte dal peccato che un uomo o una donna possano aver commesso, ma ha il suo punto iniziale nelle viscere della sua misericordia. Di fronte alla sua santità e bellezza, vi è solo una creatura da salvare, redimere, risollevare dalla sua condizione di miseria e di pochezza, affinché sia condotta alla sorgente del suo amore liberante e ri-creativo. Anche l'uomo che abbia commesso i peccati più gravi e aberranti, se lo vuole, se desidera tornare pentito alla casa del Padre, non troverà altro in Dio se non delle braccia infinitamente grandi, il cui limite è l'amore stesso. Come scrive il teologo **Vincenzo Paglia**, «la misericordia è l'atto più grande di autenticità e verità che l'uomo possa compiere».

Ma andiamo al testo. Quando scribi e farisei si accostano a Gesù, non lo fanno mai per attingere sapienza o per cercare verità o per essere illuminati riguardo al mistero del Padre. Il loro unico fine è cogliere Gesù in fallo, trovare un punto debole in dottrina o in prassi, affinché venga smascherato come Messia e vero Rabbì. Ma il Signore è al di sopra dei loro pensieri perversi e delle loro trappole dialettiche, ben studiate e ben architettate per dichiararlo colpevole. Gesù non è mai solo. Egli passa le intere notti a dialogare con il Padre suo e questo gli manifesta istante per istante la sua volontà. E poi vi è il Divino Spirito che sempre aleggia su di Lui, muovendolo in parole e opere secondo la retta volontà di Dio. Quegli uomini (scribi e farisei), possessori «formali» della verità, «giusti» per elezione personale e arbitraria, nascondendosi dietro i veli della religiosità, si fanno giudici di una donna colta in flagrante adulterio. La pena per questo peccato si sa quale fosse: la lapidazione, poiché così aveva prescritto la Legge di Mosè. Come osserva **Mauro Velati**, «l'istinto di giudizio è insito nella natura umana, ma la vera sfida è scegliere la via della misericordia». Il giudizio è la tomba della speranza. Giudicare implica una sentenza inflessibile, perenne e mortale per l'uomo o la donna peccatori. È un cappio violentemente deposto alla dignità della persona, alla sua coscienza e alla possibilità di una vita nuova. Ma essi proprio perché specialisti «formali» della legge, si fermano solo a quel testo, a quella parola dettata da Mosè, eludendo tutte le parole sapienziali e profetiche che il Signore aveva donato al suo popolo.

Il salmo 50 di Davide è davvero illuminante a tal riguardo:

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;

nella tua grande misericordia

cancella la mia iniquità.

Lavami tutto dalla mia colpa,

dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,

il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato,

quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto:

così sei giusto nella tua sentenza,

sei retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa io sono nato,

nel peccato mi ha concepito mia madre.

Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,

nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.

Aspergimi con rami d'issopo e sarò puro;

lavami e sarò più bianco della neve.

Fammi sentire gioia e letizia:

esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,

cancella tutte le mie colpe.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,

sostienimi con uno spirito generoso.

Insegnerò ai ribelli le tue vie

e i peccatori a te ritorneranno.

Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:

la mia lingua esalterà la tua giustizia.

Signore, apri le mie labbra

e la mia bocca proclami la tua lode.

Tu non gradisci il sacrificio;

se offro olocausti, tu non li accetti.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;

un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Nella tua bontà fa' grazia a Sion,

ricostruisci le mura di Gerusalemme.

Allora gradirai i sacrifici legittimi,

l'olocausto e l'intera oblazione;

allora immoleranno vittime sopra il tuo altare. Sal 50,2-21

E le profezie non sono da meno:

Tu, figlio dell'uomo, annuncia alla casa d'Israele: Voi dite: «I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere?». Di' loro: Com'è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o casa d'Israele? (Ez 33,11)

Di certo, per scribi e farisei, quella donna deve morire; è condannata a una morte certa. Per lei, presso gli uomini, non c'è possibilità di perdono, né di riscatto, né di pentimento. Ha sbagliato gravemente e gravemente bisogna che le sia inflitta la giusta pena. Ma prima di fare tutto ciò, perché non portarla da colui che si definisce Figlio di Dio e superiore a Mosè stesso? Quale buona occasione per conoscere il suo pensiero e verificare se è in linea con la tradizione dei padri o appurare che non sia uno dei tanti eretici ciarlatani?

Di fronte al quesito dei perversi, Gesù esita, tace, prende tempo, scrive con il dito per terra. Poi dona una risposta inequivocabile che riduce al silenzio gli accusatori. Una risposta che non può essere partorita da una mente e da un cuore umano, ma dalla sua mente e dal suo cuore altamente divino: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».

La reazione la conosciamo bene. Nessuno, dai più giovani ai più vecchi, osò gettare nemmeno un sassolino contro quella donna, poiché il peccato è accovacciato alla porta di tutti. E tutti hanno bisogno della misericordia di Dio. La donna è salva dal giudizio, dalla condanna, dalla morte. È una donna nuova, dono di Cristo Gesù che la rende tale. A una condizione però: che non pecchi mai più. Del resto, il messaggio centrale di Gesù, compimento perfetto della legge antica, trova nell'amore e nella misericordia il suo perfezionamento:

«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: "Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio", mentre nel tuo occhio c'è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello» (Mt 7,1-5).

Cristo Gesù ci libera da ogni forma di giudizio e di condanna che noi vorremmo infliggere ai nostri fratelli e alle nostre sorelle. Dal suo mirabile cuore umano e divino trabocca un fiume di misericordia su ogni peccatore che a lui torni con cuore contrito e umiliato. Quando andiamo da Gesù, dopo aver peccato contro di Lui, nessuno di noi si aspetta che il Signore ci prenda a pietrate, ma attendiamo amore e misericordia. Siamo pronti a ricevere in dono quella mano potente che ci libera dal nostro piccolo o grande fardello. Ora, se Dio con noi è così magnanimo, perché noi non lo siamo con i nostri fratelli e sorelle che sbagliano?

Come sottolinea **Domenico Mangano**, «La misericordia è il cuore della missione cristiana e la vera libertà si trova nel perdonare, nel non rimanere prigionieri dei nostri giudizi». San Giacomo nella sua lettera ci rammenta:

Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia. La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio. (Gc 2,12-13)

Come dice Agostino «relicti sunt duo, misera e misericordia» – «rimasero soli loro due, la misera e la misericordia» – come ricordato da Papa Francesco in avvio della lettera apostolica inviata a conclusione del giubileo straordinario della Misericordia.

Vergine Maria, Donna purissima, immacolata e senza colpa alcuna, dall'alto della tua santità aiutaci a guardare i fratelli e le sorelle con occhio di misericordia così come Tu fai sempre con noi. E torneremo a sperare.