LA PREGHIERA CHE GENERA SPERANZA: IL PADRE NOSTRO

DOMENICA 27 LUGLIO 2025
XVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
Signore, insegnaci a pregare Lc 11,1-13
Nel cambiamento epocale che stiamo vivendo, di continui e rapidi mutamenti che richiedono formazione ed efficentismo ad oltranza; lì dove la tecnologia è divenuta, in alcuni ambiti, un idolo che detiene il potere; lì dove conta chi fa le scalate in economia e in politica; dove I mass media, influncer e intelligenza artificiale sembrano avere una risposta a tutto e per tutti, si evidenziano sempre più critiche sull'efficacia della preghiera. La Parola di questa domenica invece la presenta come forza che genera eventi e solidarietà tra le persone. Dio ascolta le sofferenze degli oppressi, delle vedove, degli orfani e dei prigionieri. Gesù insegna ai discepoli a pregare con insistenza, convinto che la preghiera può trasformare l'uomo e la sua storia.
Interi trattati sono stati scritti sulla preghiera, che potrebbero riempire le biblioteche del mondo intero, e altrettanti oceani di testi raccolgono formule di preghiera. Basta entrare in una libreria cattolica o navigare su internet per trovare una varietà assortita e completa di formulari di preghiera di ogni genere e specie, adatta ad ogni situazione. Eppure, quando i discepoli chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare, il Signore fa dono di una preghiera che rimarrà nella storia per sempre: il Padre nostro. E lo insegna dopo una notte intera, come tante altre notti, passata in orazione con il Padre suo. Spesso Gesù si ritirava in luoghi solitari e indisturbati, lontano da occhi e orecchie indiscrete, persino dei suoi discepoli, per entrare in dialogo d'amore con il Padre, corroborarsi nella fedeltà, conoscere perfettamente la volontà di Dio per compierla in maniera totale.
«Gesù si ritirava in luoghi deserti e pregava» (Lc 5,16). «Tutta la notte passò pregando Dio» (Lc 6,12). E chissà quante volte Gesù avrà parlato con il Padre di noi, intercedendo per noi. «Egli è sempre vivo per intercedere a nostro favore» (Eb 7,25). E chissà quante altre volte il Padre avrà rivelato al Figlio suo il grande amore per noi. Nella preghiera notturna Gesù consegna ogni volta al Padre la sua vita, il suo apostolato, il suo ministero messianico. Il suo è assoluto affidamento affinché tale volontà giunga fino all'estremo sacrificio. «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42).
Per tale ragione Gesù usciva sempre dalla preghiera corroborato, più forte, più santo e saggio nella sua umanità. Le grandi decisioni, quelle vitali per i suoi, per la comunità, per il mondo, Egli le ha prese sempre dopo notti insonni in contemplazione del Padre. Oggi Lui ci lascia anche questa eredità. Il Padre nostro, per il cristiano, è la preghiera per antonomasia. Queste semplici parole sono una sintesi mirabile di tutto il Vangelo. In esse ogni preghiera è inclusa: di lode, di adorazione, di impetrazione, di intercessione.
Come ricorda san Tommaso d'Aquino: «La preghiera del Signore è la più perfetta delle preghiere. In essa non solo chiediamo tutto ciò che possiamo rettamente desiderare, ma lo facciamo anche nell'ordine in cui dobbiamo desiderarlo» (Summa Theologiae, II-II, q. 83, a. 9). Al Padre di noi tutti si chiede la santificazione del suo nome, la venuta del suo Regno, il compimento della sua santa volontà, la richiesta del giusto sostentamento quotidiano, la capacità di perdonare come da Lui siamo perdonati, la supplica di non essere abbandonati nell'ora della tentazione e la liberazione dalla fonte e sorgente di tutti i mali: il Maligno. «Liberaci dal Maligno» (Mt 6,13), e non semplicemente "dal male", come ricordava Papa Benedetto XVI: «Il male non è una forza anonima, ma un essere vivente, spirituale, pervertito e pervertitore. È la realtà misteriosa ma reale, personale e potente, che si oppone a Dio» (Udienza generale, 22 agosto 2012).
Nella preghiera che ci ha insegnato il Signore, il cristiano consegna ogni giorno tutto se stesso al Padre, affidandosi e fidandosi di Lui, del suo eterno amore e della sua magnifica provvidenza, per essere strumento di salvezza per il mondo. Come dice sant'Agostino: «Dio sa già ciò di cui abbiamo bisogno, ma vuole che lo chiediamo per renderci capaci di riceverlo» (Lettera a Proba, 130,10). La preghiera autentica non è evasione dalla realtà ma immersione profonda nel cuore della vita, da cui attingere luce e forza. Papa Francesco ha affermato: «La preghiera cristiana non è una fuga dal mondo, ma si incarna nella vita quotidiana, nelle gioie e nelle sofferenze» (Udienza generale, 4 novembre 2020).
Ma la preghiera ha in sè, quando mossa da retta coscienza e fede, una capacità di intercessione mediazione straordinarie. Come abbiamo potuto appurare nel libro della Genesi, Abramo si interpone quale intercessore tra Dio e il Popolo di Sodoma e Gomorra, chiedendo la grazia che siano salvate almeno per la presenza di soli dieci giusti. Un dialogo carico d'amore, Costanza e impetrazione con Dio in favore della salvezza altrui. Al di là della sorte di Sodoma e Gomorra il brano ci spinge a ripensare la preghiera Intesa solo "privatamente" ma protesa "sinodalmente". Al Signore non si porta solo il nostro io, le nostre problematiche e le nostre lodi, ma anche la storia intera, il vissuto dei fratelli e delle sorelle. Essa, anche nell'angolo più remote e nascosto di una clausura, ha una dimensione mondiale e cosmica tesa a commuovere il cuore di Dio per la salvezza e fonte di speranza qui e ora e per l'eternità. Il cuore orante deve essere fiducioso, abbandonato,
insistente, tenace, combattente, amante, fedele. Squarcia le nubi del cielo aprendo le porte del cuore del Padre e ottenere così l'abbondanza del suo Spirito. Ovviamente per essere efficace, la preghiera oltre ad essere insistente necessita di una buona dose di umiltà così come ci ricorda il salmista.
Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l'umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano Sal 138.
Vergine Maria, Donna perseverante nella preghiera, Mediatrice instancabile presso il trono di Dio, donde siedi Regina del cielo e della terra, tu che per ogni attimo della tua vita hai consegnato te stessa al Padre che è nei cieli facendo della tua umile e nascosta esistenza una orazione solenne di lode al Signore, insegna anche a noi la vera preghiera, che ha come unico fine l'unione perfetta tra noi e tuo Figlio Gesù.
don Nicola De Luca
