LA GIOIA DEL PERDONO: SPERANZA CHE RINNOVA

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte. Lc 15, 1-32
Oggi il Vangelo ci porta nel cuore pulsante della buona notizia: la misericordia di Dio. In Luca 15, troviamo la sintesi perfetta di questo amore infinito e incondizionato. Le tre parabole – la pecora smarrita, la dramma perduta e il figlio prodigo – non sono semplici racconti, ma vere e proprie narrazioni teologiche che rivelano la natura di Dio come pastore e padre. Questi racconti si intrecciano come tre fili per tessere un unico grande disegno: Dio non si stanca mai di cercare l'uomo. Come dice Sant'Ambrogio: «Il Signore non abbandona mai chi è caduto, ma lo porta sulle sue spalle per guarirlo con la misericordia» (Expositio Evangelii secundum Lucam, VII, 209). Origene commenta: «Così come la donna accende la lampada, anche Dio illumina l'anima con la sua parola per ritrovare l'immagine smarrita» (Homiliae in Lucam, 2).
Nella parabola della pecora smarrita, Gesù ci presenta un pastore che lascia novantanove pecore per cercarne una sola: «Io vi dico, così ci sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte» (Lc 15, 7). Qui la gioia del pastore diventa simbolo della gioia divina, un richiamo alla grazia che supera ogni limite umano. Nonostante il nostro smarrimento, Dio non ci considera mai dispensabili; ciascuno di noi è prezioso ai suoi occhi.
Come dice Sant'Ambrogio: «Il Signore non abbandona mai chi è caduto, ma lo porta sulle sue spalle per guarirlo con la misericordia» (Expositio Evangelii secundum Lucam, VII, 209).
La dramma perduta ci mostra il valore di ciò che possiamo dare per ritrovare quanto perduto: «Non ci fu commozione così grande come quella che prova la donna quando finalmente trova il suo denaro» (Lc 15, 9). Questa ricerca attenta e affettuosa rivela una femminilità divina, un amore materno che cerca incessantemente le sue creature nel buio della loro solitudine e delle loro mancanze. Origene commenta: «Così come la donna accende la lampada, anche Dio illumina l'anima con la sua parola per ritrovare l'immagine smarrita» (Homiliae in Lucam, 2).
Infine, la parabola del figliol prodigo è un capolavoro che espone la relazione padre-figlio, dove la misericordia supera ogni errore e fallimento: «Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te» (Lc 15, 21). Il ritorno del figlio riempie di gioia il cuore del padre, simbolizzando la festa celeste che attende ogni anima che decide di tornare a casa. Questo ci invita a riflettere sul volto di un Dio che non giudica, ma abbraccia e accoglie.
San Giovanni Crisostomo afferma: «Il Padre non lascia finire al figlio la confessione, ma lo interrompe con il bacio: segno che il perdono precede la richiesta» (Homiliae in Matthaeum, 3).
Dio, in queste parabole, ci mostra il suo cuore stesso: una misericordia che non conosce stanchezza, né limiti, né confini. Come ci ricorda San Giovanni Paolo II, «la misericordia è la via maestra che unisce Dio e l'uomo» (Dives in misericordia, 2). È un appello a vivere nella gratitudine e nella consapevolezza della nostra dignità, sapendo che ogni passo verso Dio porta con sé una festa che risuona nel cielo.
1. La misericordia: cuore stesso di Dio
Sant'Agostino ricorda: «La misura dell'amore è amare senza misura» (De Catechizandis Rudibus, I, 4).Il profeta Ezechiele già anticipava questa verità straordinaria: "Io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva" (Ez 33,11). Queste parole confermano la natura di Dio come colui che desidera la salvezza di ogni uomo, rivelando un amore che abbraccia anche i peccatori più lontani. La misericordia, quindi, non è un sentimento passeggero, ma la sostanza stessa di Dio, la sua essenza più profonda.
Il cardinale Walter Kasper lo esprime con chiarezza: "La misericordia non è un tema marginale, ma la forma stessa con cui Dio si rivela in Cristo; essa è il cuore del Vangelo." Questa affermazione ci invita a riflettere su come Cristo, incarnazione della misericordia divina, ci chiami a vivere la stessa dimensione nella nostra vita quotidiana. La sua missione terrena è un inno alla misericordia, un cammino di riconciliazione che ci invita a non escludere mai nessuno dalla nostra cerchia di amore e perdono.
Questa è la certezza che ci salva: nessuno è perduto per sempre. Anzi, come ribadisce San Paolo, «ove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20). Ogni persona, indipendentemente dalla propria storia, ha la possibilità di rientrare nell'abbraccio di Dio, di ritrovare la propria dignità e di riscoprire il valore della propria esistenza.
In un tempo in cui la cultura spesso giustifica l'emarginazione e il disprezzo, la Chiesa è chiamata a essere testimone della misericordia. Ciò significa non solo proclamare il perdono di Dio, ma viverlo attivamente, accogliendo gli altri con un cuore aperto e generoso. La nostra testimonianza del Vangelo deve riflettere l'amore che abbiamo ricevuto, affinché il mondo possa riconoscere la vera natura di Dio come amore infinito e incondizionato.
2. Il Padre che attende
Nella parabola del figlio prodigo, il Padre non resta indifferente. Ogni giorno lo immaginiamo sulla soglia, con lo sguardo fisso all'orizzonte, in attesa del ritorno del suo amato figlio. Questo gesto di attesa è più di un semplice atto di pazienza; è un'espressione dell'incessante amore di Dio verso l'uomo, quel desiderio ardente di riunirsi con i suoi figli. Quando finalmente il figlio ritorna, il Padre non pretende giustificazioni né scuse; al contrario, corre, lo abbraccia, lo riveste e lo introduce nella festa. È un accoglimento che trascende ogni umana comprensione. Sant'Ireneo scrive: «La gloria di Dio è l'uomo vivente, e la vita dell'uomo è la visione di Dio» (Adversus Haereses, IV, 20,7).
Hans Urs von Balthasar scrive: "La parabola del Figlio prodigo è la chiave di tutte le parabole: ci mostra il cuore di Dio che non può smettere di amare, anche di fronte al rifiuto dell'uomo." Queste parole ci invitano a riflettere sulla dimensione del perdono che caratterizza il nostro Dio. Non lo troviamo qui come un giudice severo, ma come un padre che ama fino in fondo, che attende con trepidazione e che corre incontro con infinita tenerezza. Questo è il volto di Dio: un amore che non conosce ostacoli e che è sempre disposto a ristabilire la relazione, indipendentemente da quanto lontani possiamo allontanarci.
L'atteggiamento del Padre rivela anche la nostra chiamata come cristiani: siamo invitati a riflettere questa misericordia nel nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri. Il mondo ha bisogno di testimoni di questo amore autentico, di persone pronte a ricomprendere e perdonare, proprio come il Padre ha fatto con noi. La nostra attesa e la nostra accoglienza devono essere simili a quelle di Dio, incoraggiando il ritorno di chi si è allontanato, senza mai perdere la speranza.
In un'epoca in cui spesso prevalgono la divisione e il giudizio, la figura del Padre che attende ci ricorda che ogni anima è degna di amore e di salvezza. Come affermava Papa Francesco, "c'è sempre una via di uscita dalla schiavitù del peccato" e noi siamo chiamati a essere i messaggeri di questo messaggio di speranza. Prendiamo come esempio Mosè, il quale si interpone come intercessore e mediatore di misericordia, tra Dio e il popolo infedele così come ci narra la prima lettura. Alla salvezza privata antepone salvezza dell'intero Israele. La sua era vera preghiera che muoveva a compassione il cuore Dio (cf. Es 32,7-11.13-14)
3. La gioia del ritrovare
In tutte le parabole del capitolo 15 di Luca, il finale è un inno di gioia e festa, rappresentando il culmine dell'amore e della misericordia di Dio:
San Gregorio Magno afferma: «Le anime che si convertono sono il tesoro del Signore, e per ciascuna di esse gli angeli gioiscono in cielo» (Homiliae in Evangelia, 34,7).
- Il pastore che, con grande felicità, porta la pecora sulle spalle e chiama gli amici a festeggiare, simboleggiando l'importanza di ogni singola anima nel regno di Dio.
- La donna che ritrova la moneta perduta e invita le vicine a condividere la sua gioia, un gesto che sottolinea l'interconnessione e la comunità nel momento del riscatto.
- Il Padre che fa imbandire la tavola e ordina musica e danze, un gesto di accoglienza che celebra non solo il ritorno del figlio, ma anche l'ineffabile bellezza della riconciliazione.
La misericordia, dunque, non è solo perdono. È gioia ritrovata, vita nuova, festa senza fine. In questo contesto, possiamo ricordare le parole di Romano Guardini: "Il peccato non ha l'ultima parola sulla vita dell'uomo, perché Dio, nel suo amore, ci è sempre più vicino di quanto noi lo siamo a noi stessi." Questa affermazione ci guida a comprendere che, al di là delle nostre fragilità e cadute, la vera essenza del nostro esistere è quella di essere amati e cercati da Dio.
Marcello Bordoni, teologo contemporaneo, aggiunge un'importante riflessione sulla natura della gioia che scaturisce dalla misericordia: "La vita cristiana è una vita di Beatitudine, in quanto nel cuore dell'uomo, in cui abita la gioia di Dio, non c'è più posto per la tristezza." Questo ci invita a scoprire che la gioia del ritrovare non è semplicemente il festeggiare un ritorno, ma è anche una trasformazione interiore che ci permette di vivere una vita piena, in comunione con gli altri e con Dio. Il perdono accolto, vissuto e incarnato ci rende nuove creature. San Paolo sempre attesta la potenza della misericordia di Dio nei suoi riguardi; la quale è stata capace di trasformarlo da un accanito persecutore a uno dei più grandi araldi, fermi e coraggiosi, del vangelo (cf. 1 Tm 1,12-17).
L'invito che ci viene offerto attraverso queste parabole è chiaro: siamo chiamati a partecipare a questa danza di gioia, a condividere il nostro amore e la nostra gratitudine per il perdono ricevuto. La comunità che celebra la riconciliazione diventa un riflesso dell'amore stesso di Dio, alimentando la speranza e la gioia in un mondo spesso segnato dalla solitudine e dall'alienazione.
4. Una misericordia che ci interpella
Tuttavia, queste parabole non sono solo un motivo di consolazione; esse portano con sé anche una fondamentale responsabilità. Dio ci invita a riflettere: noi sappiamo accogliere chi ritorna? Sappiamo gioire per chi era perduto ed è stato ritrovato? La figura del fratello maggiore nella parabola del figlio prodigo ci offre uno specchio attraverso il quale possiamo esaminare le nostre rigidità, gelosie e atteggiamenti di giudizio. La sua reazione ci invita a considerare quanto spesso, anziché festeggiare il ritorno di un peccatore, ci chiudiamo nel risentimento o nella freddezza. San Cipriano ammonisce: «Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre» (De unitate Ecclesiae, 6).
Questo Vangelo ci provoca in modo diretto: se Dio è misericordioso, possiamo noi restare indifferenti? Possiamo continuare a misurare il perdono con i nostri calcoli e le nostre misure umane? Come ci ricorda Marcello Bordoni, "il vero segno della presenza di Dio nel mondo è l'amore che si esprime in atti concreti di misericordia." Non possiamo ignorare che la misericordia non è solo un concetto astratto, ma deve tradursi nel nostro quotidiano: nell'accoglienza, nel perdono, e nel festeggiare le vittorie altrui.
Il Vangelo ci chiama a una conversione del cuore, a lasciarci cristificare dalla sua misericordia, che ci invita a diventare misericordiosi come Lui. Ogni volta che perdoniamo, ogni volta che accogliamo un ritorno, partecipiamo attivamente al grande disegno di salvezza che Dio ha per l'umanità. La nostra comunità deve diventare un riflesso dell'amore e della gioia divina, un luogo in cui ognuno può sentirsi accolto, perdonato e parte di una festa collettiva.
La vera grazia si manifesta quando riesco a distaccarmi dai miei pregiudizi e a riconoscere nell'altro, anche nel più peccatore, la presenza di Dio. La misericordia è, in fin dei conti, una chiamata all'azione. Siamo invitati a superare la nostra paura e resistenza, per aprire il nostro cuore alla gioia della riconciliazione.
A questo punto, possiamo chiederci: in che modo possiamo rinnovare il nostro impegno a vivere una misericordia autentica? Riconoscendo ogni giorno la bellezza del ritorno di chi è lontano, possiamo davvero diventare strumenti di pace e di gioia.
5. Applicazione alla vita
Questa Parola ci interpella nella concretezza della vita: si traduce in azioni e scelte quotidiane, che possono affinare il nostro modo di essere e limitare il nostro egoismo. Siamo chiamati a riflettere su come viviamo la misericordia in vari ambiti della nostra esistenza:
- Nelle famiglie, dove a volte ferite e incomprensioni rischiano di diventare muri impenetrabili. È qui che la misericordia deve esprimersi in modo tangibile: attraverso l'ascolto, il perdono e l'accoglienza reciproca, possiamo disinnescare conflitti e costruire legami più forti.
- Nelle nostre comunità, dove può essere più facile giudicare che abbracciare. La comunità cristiana è chiamata a essere un luogo di rifugio e di gioia, ma spesso il giudizio e la critica possono prevalere. Siamo invitati a ricordare che ogni persona è un riflesso del volto di Dio e merita di essere accolta con amore, al di là dei propri limiti e peccati.
- Nella società, che spesso scarta chi sbaglia invece di offrirgli possibilità di riscatto. Viviamo in un contesto che tende a condannare anziché a riabilitare, dove chi commette errori è spesso isolato invece che accompagnato verso la riconciliazione. La Chiesa ha il dovere di denunciare questa cultura dello scarto, diventando portatrice di speranza e possibilità di un nuovo inizio.
Il teologo Jürgen Moltmann afferma: "Dio non abbandona mai il peccatore: la sua fedeltà è più forte del nostro tradimento. Per questo la speranza non muore mai." Questa affermazione ci ricorda che, anche nei momenti di crisi e di isolamento, la luce della misericordia divina ci invita a ripartire. Ecco perché la Chiesa non può mai smettere di annunciare e testimoniare la misericordia: la sua missione è, prima di tutto, quella di essere segno e strumento dell'amore di Dio per l'umanità.
In un'epoca in cui le relazioni sembrano fragili e le divisioni sembrano prevalere, noi, come cristiani, abbiamo la missione di trasformare la nostra quotidianità in uno spazio di accoglienza e perdono. Ripensiamo alle nostre interazioni e alle nostre reazioni; possiamo davvero vivere da riflesso della misericordia divina? La nostra autenticità nel testimoniare l'amore di Dio si manifesta anche attraverso ogni piccolo gesto di perdono e accoglienza, ogni volta che ci opponiamo alla divisione e scegliamo l'abbraccio.
6. Maria, Madre di Misericordia
Sant'Efrem il Siro canta: «In te, o Maria, non c'è macchia: sei l'avvocata dei peccatori, rifugio per i perduti, consolazione per gli afflitti» (Hymni de Nativitate, 11,6).
Concludiamo facendo nostra la preghiera della liturgia odierna: "O Dio, che per la preghiera del tuo servo Mosè non abbandonasti il popolo ostinato nel rifiuto del tuo amore, concedi alla tua Chiesa, per i meriti del tuo Figlio che intercede sempre per noi, di far festa insieme agli angeli anche per un solo peccatore che si converte." Questa preghiera ci ricorda che, nonostante le nostre resistenze e i nostri peccati, Dio non ci abbandona mai.
Questo è il cuore del Vangelo: Dio non si stanca di cercarci. La sua misericordia è più grande di ogni nostro peccato, e ogni passo verso di Lui è un passo che riempie di gioia il cielo intero. La festa del ritrovamento non è solo un evento individuale, ma una celebrazione collettiva che abbraccia tutta l'umanità, perché ogni anima redenta è motivo di gioia e di gratitudine.
In questo tempo di riflessione e rinnovamento, lasciamoci guidare dalla misericordia divina nel nostro cammino di fede e concretezza. Apprendiamo a essere trasmettitori di questa gioia, affinché anche noi possiamo contribuire a tessere una comunità che non solo attende, ma accoglie e festeggia ogni ritorno.
Alla fine, volgiamo lo sguardo alla Vergine Maria, Madre della Misericordia e Donna della Riconciliazione. Lei conosce bene i nostri smarrimenti, le nostre incertezze e le nostre ferite. La figura di Maria è un faro luminoso che ci guida nei momenti di oscurità; essa merita di essere invocata nei nostri itinerari di guarigione e riconciliazione. Chiediamole umilmente:
"O Madre, accendi in noi la nostalgia della casa del Padre. Tu, stella luminosa, guidaci sui sentieri del ritorno. Tu che hai custodito sotto la croce l'amore più grande, insegnaci ad accogliere e a perdonare." La sua intercessione ci è necessaria per risvegliare in noi la autentica voglia di tornare a casa, di rientrare nell'abbraccio di Dio, e per fare spazio nella nostra vita alla misericordia che ripara e risana.
don Nicola De Luca
