L’AMORE GENERA SPERANZA

22.02.2025

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2025

VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Lc 6,27-38


Nella pericope evangelica che la liturgia odierna ci propone, assistiamo alla continuazione del discorso della pianura ascoltato domenica scorsa. Essa rappresenta una sorta di esplicazione o appendice più approfondita delle quattro beatitudini redatte dall'evangelista Luca. I destinatari di tale messaggio sono esclusivamente "coloro che ascoltano" la voce di Gesù, ossia tutti coloro che seguono il suo esempio e vengono distinti come discepoli. Sono proprio essi che ora devono interiorizzare questo forte e rivoluzionario annuncio, già espresso implicitamente nel Primo Testamento, che capovolge sostanzialmente le misure, gli stili relazionali e le dottrine del tempo.

Un notevole esempio di questo principio è fornito dalla figura di Davide, perseguitato dal re Saul. Davide ebbe l'occasione propizia per ucciderlo e porre fine alla sua malvagità e al suo regno. Tuttavia, egli scelse di non farlo, affermando: «Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà; poiché oggi il Signore ti ha messo nelle mie mani, e io non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore» (1 Sam 26, 23).

In questo contesto, Gesù pone al centro del suo discorso un amore generativo di speranza, senza condizioni. Si tratta di un amore totalmente gratuito, cosmico e inclusivo, che si estende a tutti gli uomini, specialmente a coloro che vengono ritenuti nemici, malvagi e che ci fanno del male. Infatti, il Padre celeste è sempre benevolo nei loro confronti. Come è scritto in Mt 5, 44-45: «Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano; affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il sole sopra i cattivi e i buoni e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti».

Questa visione è anche condivisa da Sant'Agostino, che afferma: «Ama e fa' ciò che vuoi» (Sermo 1, 1). Tale affermazione ci invita a riflettere sull'importanza dell'amore come principio guida nelle nostre azioni, sottolineando che l'amore autentico conduce sempre a scelte giuste e riparatrici.

Al discepolo di Gesù viene richiesto di avere il cuore del Padre misericordioso. Nei campi di concentramento di Auschwitz, san Massimiliano Maria Kolbe, francescano detenuto, dichiarava: «Solo l'amore crea, l'odio distrugge. Il male partorisce male, la vendetta restituisce vendetta e la carenza di perdono ci rende imperdonabili, cinici, indifferenti».

Le strade da percorrere per noi cristiani sono chiare e delineate:

- Amare il nemico

- Fare del bene a coloro che ci maltrattano

- Benedire coloro che ci maledicono

- Astenersi da ogni giudizio e condanna verso il prossimo

- Praticare la misericordia universale

Assumere questo stile, questo essere e agire è un obbligo morale di ogni battezzato, di ogni ordine e grado. Oggi si parla tanto di amore. Ma come amiamo? E cosa più importante: siamo capaci di riconoscere un amore autentico rispetto al falso amore che la mondanità ci propone? Siamo figli e figlie dell'amore crocifisso di Cristo. Non abbiamo altra via, se non questa, per realizzare pienamente la nostra umanità e costruire insieme la tanto sperata civiltà dell'amore. Basti osservare con la lente del cuore tutti i conflitti presenti nel mondo, che soffocano la speranza e uccidono l'amore. I latini dicevano: "Si vis pacem para bellum" (Se vuoi la pace, preparati alla guerra); noi, invece, gridiamo: "Si vis pacem para pacem" (Se vuoi la pace, preparati alla pace). Perché la guerra, la violenza e la vendetta preparano soltanto altri mali incurabili.

L'amore è generativo della speranza teologica, che a sua volta ispira nei cuori la volontà di essere artigiani e costruttori d'amore, capaci di risanare, guarire, perdonare e creare e ricreare la pace tra noi e Dio e tra noi e noi stessi, fecondando il seme della fratellanza universale. La chiave ermeneutica che Gesù dona al suo messaggio d'amore è la famosa regola d'oro, che l'evangelista Luca evidenzia in positivo: «Fate agli altri ciò che volete sia fatto a voi» (Lc 6, 31).

Noi siamo troppo deboli, feriti e fragili per compiere questo percorso di alta pedagogia divina. Solo per grazia possiamo diventare amore nel mondo. Più la grazia dello Spirito Santo abita in noi, più saremo capaci di amare a senso unico, attendendo nulla dall'uomo, ma tutto da Dio. Ecco perché san Paolo, nella sua Lettera ai Corinzi, fa una distinzione tra "uomini terreni" e "uomini celesti" (1 Cor 15, 48-49). L'uomo celeste è colui che si lascia sempre muovere dallo Spirito di Dio, che dona forza e capacità di amare. Senza di Lui, le parole di Gesù sarebbero impraticabili.

Se vogliamo uscire dalle nostre piccole o grandi prigioni del cuore, dobbiamo imparare ad amare. L'amore in Cristo è l'unica chiave che spalanca la vita alla speranza, a sane relazioni e a nuovi orizzonti.

Vergine Santa,

tu che sei Madre del bell'amore, fa' che ci adagiamo sul tuo grande cuore misericordioso per imparare ad amare come desidera il tuo Figlio Gesù.