Gesù il Risorto

05.11.2021

San Tommaso d'Aquino Teologo della Risurrezione. Cittadella Editrice, Assisi 2012.

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La rilettura del dato relativo alla risurrezione di Gesù custodito nel testo di Tommaso, ci ha sollecitato ad ampliare la nostra visione, aprendo di fronte ai nostri occhi un quadro in cui teo˗centrismo, cristo˗centrismo e soteriologia si integrano e si articolano attorno all'asse prospettico rappresentato dalla persona del Cristo.

Il Padre, nel suo disegno eterno per la redenzione dell'uomo, delibera di inviare nel mondo il suo Verbo increato perché si incarni, viva pienamente da uomo, sia crocifisso e risorga al terzo giorno. Il transito di Cristo dal mondo al Padre è la sua risurrezione e accesso alla gloria del Padre[1].

È il percorso della storia di salvezza voluto da Dio e realizzato nell'umanità del Cristo, suo instrumentum.

Il mistero di Cristo che s'incarna, soffre, muore e resuscita è di per sé il mistero della vita del cristiano, chiamato a conquistare la libertà e la gloria nell'amore di Dio.

L'assioma cristologico intramontabile, inconfutabile ed eterno è il seguente: Dio si è fatto uomo in Cristo affinché l'uomo potesse diventare Dio, da tale punto di vista, l'apporto più innovativo della Summa appare nei risvolti soteriologici che scaturiscono dalla contemplazione dei misteri della vita di Cristo.

Da qui il pregio del messaggio dell'Aquinate che, finissimo contemplatore dei misteri di Cristo, ne ripropone con vigore e convinzione il magistero universale.

Proprio il motivo della salvezza è sempre presente nella riflessione sulla convenienzadell'incarnazione, della passione e della risurrezione.

La risurrezione inaugura la nuova forma di essere del Verbo di Dio. In eterno Egli esisterà ormai come Verbo Incarnato e Risorto.

Per la sua obbedienza, per il suo amore, per la gloria che Egli aveva reso a Dio, confessandolo pubblicamente dall'alto della croce come l'unico suo Signore, il Padre gli ha concesso un corpo immortale, incorruttibile, spirituale, glorioso, in tutto simile alla natura divina.

Lo ha rivestito di divinità, anzi lo ha trasformato in corpo del tutto divino, poiché gli ha dato tutte le proprietà che sono della divinità.

Con la sua risurrezione il Verbo Incarnato ricomincia a vivere come vero Dio e vero uomo, perfetto Dio e perfetto uomo, perché si viene ad aggiungere al perfetto uomo l'incorruttibilità, l'immortalità, la gloria della divinità che lo avvolge tutto.

Acquisisce, altresì, un nuovo modo di essere: viene liberato dalla dimensione spazio˗temporale, che lo caratterizzava durante la sua breve esistenza terrena.

Con la spiritualità del suo corpo, Gesù esce una volta per tutte dalla legge della fisicità ed entra in quella dello spirito che è tutto e contemporaneamente in ogni luogo.

Il miracolo che si è compiuto in Cristo Signore, e che oggettivamente è divenuto principio di causalità salvifica per ciascun uomo, deve compiersi ora soggettivamente in ogni cristiano che rende la vera adorazione al Cristo crocifisso e risorto.

Il suo corpo a poco a poco deve assumere i contorni della spiritualità, nella vittoria completa sul peccato e su ogni forma di concupiscenza, anche se rimane nella sua fisicità; la trasformazione completa avverrà nella risurrezione gloriosa dell'ultimo giorno.

Da quando Cristo è risorto, ogni uomo è chiamato a vivere da risorto insieme a Lui e Dio concede a tutti di poter accedere a questa nuova vita nello Spirito Santo.

La risurrezione di Cristo, infatti, ha la capacità strumentale di produrre la nostra risurrezione.

Vocazione del cristiano è quella di divenire con Cristo un unico mistero di Incarnazione, passione, morte e risurrezione. Dio vuole che la gloria, l'incorruttibilità, l'immortalità, la spiritualità che sono nell'umanità di Cristo siano di ogni uomo.

Anche il modo in cui pervenire alla realizzazione di questa vocazione è uno solo, lo stesso che fu di Cristo. Nascita, vita mossa dallo Spirito, passione, morte, risurrezione di Cristo (i misteri della vita del Signore) devono divenire itinerario del cristiano.

È questo il cammino, la via che il cristiano dovrà percorrere perché la risurrezione di Gesù divenga la sua risurrezione e il suo corpo si incammini verso l'acquisizione di quella pienezza di vita che è tutta del corpo glorioso di Cristo.

In definitiva questo è l'itinerario espresso da S. Tommaso con i concetti di resurrezione delle anime e dei corpi, della persona umana, dunque, nella sua integralità.

Siamo di fronte a un progetto che, come ha affermato il Beato Giovanni Paolo II, richiamando proprio il magistero di S. Tommaso, introduce nel laboratorio della fede. In esso è svelato tutto il mistero dell'inizio e della santità del cristiano.

«Prima c'è la grazia della rivelazione: un intimo, un inesprimibile concedersi di Dio all'uomo. Segue poi la chiamata a dare un risposta. Infine, c'è la risposta che d'ora in poi dovrà dare un senso e forma a tutta la sua vita. Ecco che cos'è la fede! La risposta dell'uomo ragionevole e libero alla Parola del Dio vivente. Le domande che Cristo pone, le risposte che vengono date dagli apostoli, e infine da Simon Pietro, costituiscono quasi una verifica della maturità della fede di coloro che sono più vicini al Cristo risorto»[2].

Nicola De Luca 

[1] Cf. G. Ferraro, L'«Ora» di Cristo e della Chiesa, op. cit., 134.

[2] Giovanni Paolo II, Il «» a Cristo nel magistero di San Tommaso d'Aquino: Discorso durante la veglia di preghiera, in Osservatore Romano, Città del Vaticano 19 agosto 2000.