ANFORE DI SPERANZA
DOMENICA 19 GENNAIO 2025
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù. Gv 2,1-11
Terminato il Tempo Liturgico Forte del Natale, la Chiesa rientra nell'ordinarietà degli eventi e dei momenti. La gloria contemplata del Verbo di Dio fatto carne lascia il posto alla ferialità, che non significa assolutamente banalità, noia o accidia. La Chiesa vive il cosiddetto Tempo Ordinario finalizzandolo a fare tesoro del tempo che passa inesorabilmente, riempiendolo di amore, giustizia e verità, rendendolo così straordinariamente grande ed entusiasmante, come la Parola di Dio oggi ci chiede di volgere lo sguardo.
Dopo la grande teofania di Dio al fiume Giordano, in cui il Figlio viene rivelato come l'Amato, l'unto di Spirito e Messia di speranza, veniamo indirizzati geograficamente in una città della Galilea chiamata Cana, dove si celebra un matrimonio, come tanti matrimoni di quel tempo. Fin dall'Antico Testamento, le nozze hanno rappresentato allegoricamente l'amore profondo e appassionato di Dio verso il Suo popolo, Israele. Analogamente, nel Nuovo Testamento, il simbolo nuziale è usato come allegoria dell'avvento definitivo dei tempi messianici, soprattutto nel libro dell'Apocalisse.
In questo contesto, leggiamo oggi un passo molto profondo del profeta Isaia, in cui questa metafora è utilizzata:
«Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma tu sarai chiamata Mio compiacimento
e la tua terra, Sposata,
perché il Signore si compiacerà di te
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposerà il tuo architetto;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.» (Isaia 62, 3-5)
L'Alleanza di Dio con il Suo popolo è un'Alleanza nuziale, un patto d'amore, un vincolo di passione. Ma ritorniamo a Cana di Galilea, dove Cristo Gesù inizia il Suo ministero messianico attraverso ciò che nel linguaggio giovanneo è chiamato "segno". Un matrimonio in Israele poteva durare anche una settimana, il che richiedeva abbondanza di vino. Nella Scrittura, il vino è simbolo di festa, gioia, letizia; non poteva certo mancare durante una celebrazione nuziale. L'evangelista Giovanni sottolinea un particolare importante: la presenza di sei anfore di pietra, necessarie per la purificazione rituale prima e dopo il banchetto, al momento sono totalmente vuote. Ma vi è un ulteriore dettaglio da non sottovalutare: il vino finisce. Oggi, la mancanza di vino non sarebbe un grande problema, ma all'epoca la fine del vino rappresentava la conclusione della festa, la rottura dell'armonia e della speranza.
Chi si accorge di questo dettaglio? Colei che anch'essa è invitata al matrimonio: Maria, la Madre di Gesù. Il suo immenso amore percepisce l'impellenza della situazione drammatica che si è venuta a creare, una situazione che potrebbe evolversi in tragedia. Cosa fa Maria? Con stile discreto, dignitoso e ricco d'amore, presenta al Figlio la situazione. È importante notare che non chiede miracoli; Lea espone semplicemente la realtà dei fatti.
Come afferma San Tommaso d'Aquino, "Non c'è niente di più grande dell'amore di Dio verso l'uomo, il quale cerca sempre la nostra felicità." Maria agisce in questo spirito di amore e attenzione, mostrando come anche nei momenti di crisi possa emergere la vera essenza della fede.
La Vergine Maria ha sempre come bussola del suo essere e del suo agire la volontà di Dio, anche quando questa dovesse risultare imperscrutabile o incomprensibile nel momento presente. Ella ha piena fiducia in Gesù, anche quando Egli le ricorda che non è ancora giunta l'ora della sua glorificazione. Si fida e si affida a Lui così ciecamente da indicare ai servi di fare semplicemente ciò che Egli ordinerà. Il vero miracolo è l'amore di una Madre che intercede presso il suo Figlio per un bene superiore: per gli sposi, per gli astanti, per tutti. Dall'amore e dalla fede, l'acqua si trasforma in vino, la speranza si riaccende e la festa non finisce.
Vergine Maria, Donna del vino nuovo e buono, come direbbe qualcuno, a Cana hai avuto la capacità di anticipare l'ora di Gesù e di risvegliare la speranza nei cuori. Vieni accanto a noi, che ci troviamo con otri vuoti o con otri sporchi; prega il tuo Figlio affinché il segno di Cana si ripeta ancora.
Come afferma Sant'Agostino, "La misura dell'amore è amare senza misura." Questo amore incondizionato e generoso, manifestato attraverso la intercessione di Maria, rappresenta un esempio per ciascuno di noi e ci invita a rimanere aperti all'azione divina nelle nostre vite.
In questo contesto, ricordiamo le parole di San Giovanni Paolo II: "Maria, la madre di Cristo e della Chiesa, è la figura sublime della fede e della manifestazione dell'amore di Dio per l'umanità."
Che la Vergine Maria ci guidi sempre a riempire i nostri cuori di fede e speranza, affinché possiamo, come i servi a Cana, rispondere con prontezza all'invito a fare ciò che il Signore ci chiede.
don Nicola De Luca